giovedì 6 dicembre 2007

Maranfusa e Magaggiaro 24 novembre 2007

Riprendiamo l’esplorazione a Monte Magaggiaro dove l’avevamo lasciata, i famosi pittusi che la volta precedente vedevamo alti e in parete, ad uno sguardo più approfondito si sono rivelati soltanto delle nicchie annerite.

Con la luce di mezzogiorno sembravano continuare da qualche parte ma guardandoli da sotto parete si sono rivelati soltanto posatoi per i “palummi”. A questo punto entriamo in una selva alla ricerca di qualche buco nascosto dalla vegetazione, ma il tutto senza fortuna, continuiamo la nostra esplorazione con la discesa della selva oscura. Dato che da google la zona sembrava ricca di affioramenti di rocce calcaree (cosa che poi era vera) ci incamminiamo seguendo le tracce di un torrente, ora asciutto, per vedere se ci fosse qualche altra apertura nella zona. Questo torrente erodendo le rocce circostanti ha creato un bellissimo paesaggio stratificato tipo canyon, che noi percorriamo proprio al centro. Si arriva così a un punto in cui si ha la convergenza con un altro piccolo canyon. Queste incisioni si è poi scoperto (o meglio ipotizzato) essere state formate dal dilavare delle acque di raffreddamento provenienti dalle due cave soprastanti, che con il loro scorrere hanno eroso e inciso i calcari sottostanti (in base al contenuto fossilifero datati Giurassico Superiore – Cretaceo Inferiore, scusate ma lo dovevo dire, deformazione professionale).

A questo punto risaliamo a documentare con un video le due cavità viste nella precedente esplorazione. Adesso che avevamo molto più tempo dell’ultima volta decidiamo di addentrarci maggiormente e scopriamo che la grotta (che se un giorno avrà un nome sarà…lo scoprirete seguendo il video) non si fermava come avevamo creduto in precedenza, ma continua e sembra anche abbastanza in profondità. Trova conferma anche la teoria che ci fosse un amichetto puntuto ad abitarla, ecco perché crediamo che ci sia bisogno di un naturalista o di una persona che sappia trattare con gli animali; ECCO!!! Un amico degli animali…PIEROOOOO!!!

Prima di andare via incontriamo due contadini, che subito capiscono che siamo speleologi (e poi ricino cà i viddani un capiscinu nenti) e ci raccontano la leggenda per cui una di queste grotte arriverebbe alle acque calde di Montevago (in linea d’aria 3 km). Leggenda vuole che un tizio, possessore di maiali in zona acque calde (nacquero così i Wrustel???), li ritrovò stranamente dentro la cava, sarà ‘na min----ta? Boh?

Ci muoviamo in direzione Palermo per andare a vedere altri pittusi a monte Maranfusa, rinomata località ove si trova l’agriturismo omonimo, ma anche qui il sopralluogo risulta infruttuoso, delle 5 cavità in vista solo una proseguiva all’interno, ma chiudeva immediatamente, era un piccolo riparo usato per tenerci pecore e bestie varie. Gli altri buchi che si vedevano in successione uno sopra l’altro non sono altro che un unico scavernamento interrotto da alcuni archi, sempre abitati da pennuti (evidenti le tracce della loro presenza, MOLTO abbondanti direi). Anche qui la luce si è presa gioco di noi.

Torniamo verso casa con un evidente languorino.

Cercavamo in grotta qualche bel budello dove strisciare e arrivati all’inizio di viale delle scienze eccolo trovato. Direi quindi, missione compiuta…









Notizia, foto e video di Gebedia

Partecipanti:

Gebedia, l’Anguilla del Civico e Michela

lunedì 26 novembre 2007

Corso Nazionale di Aggiornamento e Specializzazione TECNICHE DI AUTOSOCCORSO E PRIMO SOCCORSO SANITARIO IN GROTTA

Si svolgerà a Palermo da mercoledì 28 novembre al pomeriggio di domenica 2 dicembre 2007 il Corso Nazionale “Tecniche di autosoccorso e Primo Soccorso sanitario in Grotta” valido come aggiornamento per i quadri della SNS - CAI.

Il corso sarà diretto dall’I.N.S. Vincenzo Biancone, mentre le attività teoriche e le esercitazioni pratiche saranno condotte da medici CNSAS e da istruttori SNS del CAI.

OBIETTIVI E MOTIVAZIONI DEL CORSO

Il Corso si pone l’obiettivo di fornire agli speleologi quelle informazioni relative al primo soccorso in grotta, che è possibile mettere in atto tra compagni di attività speleologica, nel malaugurato caso di un incidente.

Verranno pertanto analizzate e messe in pratica le tecniche di valutazione circa le condizioni di un infortunato, le tecniche di rianimazione cardio-polmonari, le manovre di spostamento di un ferito, la prevenzione degli incidenti, le tecniche di soccorso uomo ad uomo oltre ad altri temi di interesse del Corso.

NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Corso è aperto ai soci C.A.I. che abbiano compiuto il 18° anno di età ed ai tecnici del CNSAS ed è valido come aggiornamento per i quadri S.N.S.

I posti disponibili sono 12 e le iscrizioni avranno termine lunedì 26 novembre 2007.

COSTO DEL CORSO

Il costo del Corso è di € 25,00, comprensivo di materiale didattico e dell’assicurazione infortuni C.A.I. per i non appartenenti alla S.N.S.



Per informazioni contattare il Direttore del Corso.

mercoledì 21 novembre 2007

Apuane 2007 - Metamorfosi

Siamo partiti il 30 ottobre sera imbarcandoci con la macchina sulla nave,per giungere alle 6:30 del mattino del 31 a Napoli. Dopo circa sei ore di viaggio in macchina e qualche informazione chiesta, siamo giunti a Castelnuovo di Garfagnana alle 14:00 e subito ci siamo divertiti a montare la tenda-quarantena.
Dopo esserci iscritti siamo andati a cena allo speleobar dove ancora eravamo quattro gatti. Il 1 novembre mattina siamo partiti alla volta della Traversata del Corchia entrando dall'ingresso Eolo e uscendo dal Serpente (parte turistica). Compagni in questa avventura eravamo noi quattro (Giorgia, Marco, Simona e Francesco) due veronesi (Marco e Paolo), Marzio non ci ricordiamo di dove e 2 tedeschi (Marcus e Gertrud).
l'escursione(metri 290 di dislivello in discesa e 108 in risalita) è durata circa sei ore superando pozzi massimo di 50 metri e meandri grandissimi; proprio l'immensità degli spazzi rende particolarmente affascinante tale grotta.
Ritornati al campo dopo una breve doccia e una visita agli stands materiali ci siamo gettati nel 'bordello' dello speleobar dove ci siamo incontrati con gli amici aquilani e i loro zuccherini il seguito attualmente ci sfugge.
Giorno 2: ci siamo impoveriti e caricati come gli asini comprando attrezzature nei vari stands, per riprenderci dalle fatiche dello shopping ci siamo andati a rifocillare al famoso Calorino consigliatoci dal nostro Ciccio Nero (grazie ti dobbiamo una birra!!!). Tornati quasi rotolando e un po’ brilli al campo, intorno all'una ci siamo ributtati nel bordello dello speleobar e lì...........Boh!!!!!!
Giorno 3: insieme ad una amica del CAI PA (Cinzia) e al suo zito Salvo ci siamo recati al Parco dell’Orechiella dove abbiamo potuto ammirare, oltre ad uno splendido panorama, Mufloni, Cervi e Orsi, tutti in cattività. Di ritorno al campo, di nuovo allo speleobar, dove l'ultima cosa che ci ricordiamo è il Gran Pampel.
L'ultima sera la temperatura è scesa di qualche grado sotto lo zero termico e la mattina del 4, quando siamo usciti dalla tenda, abbiamo potuto godere dello splendido panorama regalatoci dal ghiaccio, dai fumi di una fabbrica e dall'evaporazione della brina. Intorno alle 11.00 della stessa mattina siamo partiti alla volta di Napoli e all'altezza di Anagni, fermatici per pranzare, abbiamo incontrato i genitori di Marco che ci hanno raggiunto per un saluto veloce. Alle 20.00 ci siamo poi imbarcati alla volta di Palermo dove siamo giunti alle 6.30 del 5 mattina. In conclusione possiamo affermare che è stata una splendida avventura e consigliamo a chiunque dovesse leggere queste quattro righe di andare a Castelnuovo di Garfagnana e fare la Traversata del Corchia. Partecipanti: Giorgina (Speleopetra), Marco L. (G.G.F. CAI AQ), Simona e Francesco (CAI PA).

Notizia e foto di Giorgia e Marco L.

martedì 6 novembre 2007

Pozzo Sbanduto 02.11.2007

Presenti all’appuntamento, alle ore 7,30 nei pressi dell’Università, io, Ciccio Nero, Sonia (‘a Biunna), Cristina (la Stokka) , Piero (Però), Roberto (Nemo), Marco (u’Spinciunaro), Mauro (la Capra), Massimo ed il mitico Alberto….e chi nnn’ammazza? Mancu a morte!!! Dopo alcune dissertazioni sulla segnaletica stradale (prima di questo cartello puoi posteggiare, dopo se la porta il carrattrezzi) ci sistemiamo in macchina e partiamo, destinazione Pozzo Sbanduto. Personalmente non andavo in questa grotta da circa 11 anni, ma con la cartina topografica, almeno la strada da percorrere con l’auto non la sbaglieremo…pensavo. Mal me ne incolse il fatto di affidare la cartina ed il compito di navigatore a Mauro…che aveva già dato prova del suo grande senso dell’orientamento in precedenza. Riusciamo comunque a raggiungere il luogo dove posteggiare le auto…ci imbrachiamo e iniziamo la ricerca dell’ingresso della grotta (ore 9,00). Finalmente dopo 2 ore di sali scendi, è di la…no forse sotto quel monolite calcareo…ma ne ero sicuro!!! riusciamo a trovare la grotta (era ad appena 10 minuti da dove avevamo lasciato le macchine!!!!!). La grotta si apre su di un ripido pendio con diversi affioramenti di roccia calcarea, in mezzo ad un bosco di querce.
La cavità, le cui prime esplorazioni risalgono al 1959, presenta tre ingressi: il primo si apre a pozzo in mezzo la terra, mentre il secondo ed il terzo si aprono a mo’ di finestra nella sottostante paretina, alta circa tre metri, e sono separati fra loro da un ponte di roccia.
Armiamo subito un traverso su di uno spit presente sulla parete esterna, poi sul ponte di roccia ed iniziamo la discesa lungo lo scivolo iniziale. Alla fine dello scivolo, lungo un paio di metri, il pozzo scende per circa 60 metri interrotto a -50 da una piccola cengia e da un breve scivolo. Gli spit presenti in grotta sono quasi tutti in cattive condizioni o per la ruggine o per il fango accumulato al loro interno e quindi dove non riesco ad utilizzarli, ovvio piantando qualche fix. Le pareti del pozzo sono lisce e ben levigate, rendendo bene l’idea dell’erosione esercitata dall’acqua nel percorrere la frattura verticale. Guardando verso il basso, la forma ellittica del pozzo viene esaltata dalla luce del compagno che ci precede nella discesa e che si allontana da noi. Il piacevole silenzio che accompagna ognuno di noi lungo la discesa, viene bruscamente interrotto alla base del pozzo, dal brusio dei compagni che osservano le meravigliose creazioni dell’acqua e del tempo. Una prima sala il cui pavimento è formato da massi e da fango risulta essere quasi il paese dei balocchi per Cristina e Però (anche conosciuti come “i collezionisti di ossa”): le ossa degli animali caduti nel pozzo sono sparse in gran quantità alla base del pozzo. La saletta accanto è invece completamente concrezionata: stalattiti, cannule, stalagmiti, colonne, vaschette, vele e colate di calcite. Alcune di queste concrezioni sono di un bianco candido ed altre riflettono la luce delle nostre lampade creando un gioco di luci di rara bellezza.
Ognuno si sistema alla meglio ed iniziamo un lauto pranzo: il pezzo forte è l’insalata di riso portata da Cristina, mentre qualcuno rimane deluso nell’accorgersi che u’ Spinciunaro non ha portato lo sfincione, ma dei miseri panini….speriamo che la prossima volta si riscatti. Massimo si organizza per fare un tè caldo e gli altri si rilassano un attimo, prima di iniziare la lunga risalita.
Nemo si “offre volontario” per disarmare la grotta…il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette…ehm scusate quello era un calciatore, qua si parla di brutti, sporchi ed infangati speleologi. Verso l’uscita del pozzo la luce e gli odori del bosco ci ricordano che bisogna tornare nel mondo esterno, abbandonando (almeno per ora) quel mondo sotterraneo dove il tempo sembra essersi fermato.

Tutti, piano piano, usciamo dalla cavità e mentre Nemo disarma, abbiamo il tempo per fare un po’ di ripasso sulle tecniche d’armo.
Stanchi, ma sicuramente soddisfatti, raggiungiamo le macchine ed ritorniamo verso casa…qualcuno fa una deviazione verso Piana degli Albanesi per rinfrancarsi con cannoli e birra...Viziosi!!!!

Notizia e foto di Leo

mercoledì 17 ottobre 2007

Nuove batterie estremamente ricaricabili!!!

Copio la notizia dalla Scintilena...

Risolto il problema dell’illuminazione, dell’inquinamento e delle batterie in grotta!

Incredibile ma vero, con un colpo solo, i giapponesi riescono a proporci la soluzione ad almeno tre problemi dello speleologo, contemporaneamente. L’ho trovato (Scat, N.d.r.) sul blog “On The Rock - Cronaca Sovversiva” e non si tratta della solita cagata giapponese, ma quasi…
Ecco a voi, NoPoPo, le pile alcaline ricaricabili con la pipì!

Pile ricaricabili a pipì
vantaggi:
1) Finalmente potrai pisciare da qualche parte senza il problema di trovare un posto con molto scorrimento
2) Le batterie sono ricaricabili, quindi non verranno abbandonate in grotta
3) Basta ricariche di carburo, scarburate ecc. basta passare ai superled alimentati con pile ricaricabili con la pipì

Svantaggi:
1) possono essere ricaricate solo 5 volte
2) ad ogni ricarica si abbassa il tempo di vita utile della pila
3) Le vendono solo in Giappone

Caratteristiche tecniche:
NoPoPo (Non-Pollution Power) Aqua batteries, batterie ricaricabili semplicemente urinandoci sopra, disponibili in fotmato AA ma anche AAA. Queste stilo-alkaline sono in grado di funzionare grazie alla reazione di magnesio e carbonio con la pipì, per produrre (in una pila AA) fino a 500 mA l’ ora.
Pile ricaricabili con la pipì

Pozzo Fiandra 14.10.2007

8 del mattino, solito bar alla rotonda di via oreto, tutti puntuali, se
non fosse per un acquazzone brutale sarebbe una normale speleo-domenica
mattina.
Malgrado l'acqua decidiamo di incamminarci verso Belmonte Mezzangno
sperando che la pioggia diminuisca, destinazione Pozzo Fiandra.
Effettivamente dopo un po' smette di piovere, ci cambiamo tutti ed
entriamo.

La grotta la arma tutta Simone, poi a turno si disarma risalendo.
Per molti la grotta però ha dato qualche grattacapo: dopo il primo
pozzo si scende per lo scivolo che scarica pietre e si va verso un tratto in
arrampicata su blocchi caduti, riconoscibili dalle concrezioni
antigravitative quindi ovviamente precedenti al distaccamento dalla
parete della grotta, qui Damiano ha qualche problema e decide di
fermarsi alla base del pozzo immediatamente successivo, e rimane Xò con
lui a fargli compagnia.

Gli altri continuano a scendere: piccolo tratto in arrampicata, piccolo
traverso e poi giù per il P24, poi piccola strettoia (facendo
attenzione alle concrezioni!) e si arriva ad un salocino, qui Nemo si incastra in
una posizione un po' "scosciata".
Nella risalita continuano i problemi, mentre Maddalena, ribattezzata
Catarina dalle "Speleo Seghe", sale il P24 si stacca un pezzettino di
roccia fortunatamente date le dimensioni ci mette un po' ad
arrivare alla base del pozzo dando il tempo a Miglio verde, GiorGina, Nemo e La
Capra di rifuggiarsi il più lontano possibile dai sassolini che cadevano.
Fortunatamente questi cadono lontani, sebbene GiorGina con la sua tosse
contagia il raffreddore alle speleoseghe.

Risalendo, le "Speleo Panze", Daniele e Damiano, ci deliziano con caffè
caldo, pane con le olive, e zuccherino imbevuto nel limoncello.
Ultima peripezia in grotta: mentre Xò saliva lo scivolo che scarica
pietre cade una pietra abbastanza grande, Pierò riesce a ripararsi
dietro una vela e sotto il sacco corde e miracolosamente rimande tutto
sano.
Usciti dalla grotta l'avventura non finisce! Infatti la 106 di Nemo
ha
un piccolo problema hai freni, che costringe a fare la trazzera dalla
grotta a belmonte colpi di freno a mano e freno motore. Arrivati in
piazza a belmonte la macchina fa un poì di pipì, un laghetto d'olio
dei
freni dalla ruota, malgrado ciò il gruppo si rifocilla con birrozza e
patatine e torna a palermo alla velocità di 40 km/h, odiati da tutti
gli altri automobilisti frenomuniti.

Patecipanti: Simone, GiorGina, Xò, Spelo Seghe (Nemo, La Capra, Miglio
Verde), Speleo Panze (Damiano, Daniele), Catarina (al secolo maddalonza)

Notizia di Nemo

martedì 16 ottobre 2007

Palestra di roccia 30.09.2007

Forse non tutti sanno che ho un rapporto molto particolare con la palestra di sferracavallo, infatti è ormai scientificamente provato che le condizioni metereologiche di suddetto posto(solo quando organizzo io) sono strettamente correlate con il numero di imprecazioni mandate verso l'alto nei giorni precedenti, e stavolta erano state davvero tante! Appuntamento alle 7.30 a piazza Giotto, avevamo in programma di armare tutta la palestra compresa una campata sul vuoto nella quale dovevo piantare uno spit. Alle 8 arriviamo dinanzi la palestra guardo il cielo vedo il sole e penso "minchia vuoi vedere che stavolta FINALMENTE riesco a smentire la mia teoria?", riguardo il cielo, sole. Dopo un elegantissimo "amunì", diretto alla stocca e a Silvia cominciamo a salire, il sole è cocente, a tal punto che arriviamo all'attacco del traverso sudati come i crasti.
Guardo il cielo, sole. Comincio ad armare il traverso con l'aiuto delle fimmine,monto il discensore, guardo il cielo,poco nuvoloso. Mi sposto verso il primo attacco quando mi sento arrivare una goccia sul collo, guardo il cielo e penso "ma @@@@@ @@@", esito un po' ma alla fine chiamo la ritirata!!La discesa è stata accompagnata da una piacevolissima pioggia che tra l'altro rendeva ancora più scivoloso e fangoso il suolo. Vista "a cairta mala pigghiata" decidiamo di andare in un'altra palestra un pò più coperta, dove dopo un po' di armo disarmo e progressione su corda qualcuno (penso u spinciunaro) esce un paio di sfincionelli, sui quali si fiondano quasi tutti compreso me.

La giornata si chiude per alcuni di noi con un gelato a mondello.
Ah dimenticavo, ovviamente non ha più piovuto per tutto il giorno eccetto che in quella mezzora in cui eravamo ad armare..NTE CUORNA!
Partecipanti: Simone, Stocca; Silvia,Xo', Nemo, Adelfio, Caldarella, Damiano, Daniele, U Spinciunaro.

Notizia di Simone
Per le foto aspettiamo 'U Spinciunaro

venerdì 12 ottobre 2007

Depliant "Abisso del Gatto" e "Abisso del Vento"

Nell'ambito del progeto di valorizzazione dei siti ipogei “Abisso del Gatto” di Cefalù ed “Abisso del Vento” di Isnello, finanziato dall’Ente Parco delle Madonie e realizzato dal CAI Sicilia con la collaborazione delle sezioni di Cefalù, Petralia Sottana, Polizzi Generosa e del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, sono stati prodotti anche dei depliant sulle due grotte, che ora sono stati stampati e sono in distribuzione.



Notizia di MarcoV

lunedì 8 ottobre 2007

Esplorazione Magaggiaro 29-9-2007

Qualche tempo fa durante un sopraluogo in una cava abbandonata per motivi paleontologici (conosciuta da quasi tutti gli studenti di geologia V.O. perché li ci portavano a smartellare), avevamo notato dei buchi aprirsi nella parete antistante, decidemmo quindi che al primo scampolo di bel tempo avremmo dato uno sguardo ai “pittusi”,…era tempo di nuove ed eccitanti spedizioni... . Per chi non conosce la situazione geologica la ricordo brevemente. L’affioramento è composto da calcari a megalodonti del Trias (veramente “citrigni”) seguiti poi da calcari, a tratti marnosi, a tratti più compatti e a tratti estremamente fratturati del Giurassico (aggiungerei con delle ammoniti veramente grazziusi).


A facilitarci l’esplorazione gli incendi degli scorsi periodi, che hanno permesso di sorpassare dei tratti di giungla altrimenti difficilmente attraversabili. Questi se da un lato ci hanno evitato di infilarsi in mezzo all’erba alta, dall’altro hanno inzozzato e non poco i nostri vestimenti, rendendoci più simili a dei piccoli carbonari.

Le cavità in questione erano tre.

La prima è lunga una dozzina di metri, con una apertura di forma circolare ellittica che presenta a tratti dei punti in cui il soffitto si alza di colpo (potendo starci anche in piedi) per poi riabbassarsi, la cavità è completamente orizzontale e sul pavimento vi sono sassi e blocchi con un ordinamento molto regolare e a tratti rettilineo.


Circa a metà della cavità si trova un cancello in ferro con relativo catenaccio, divelto a forza dal muro e ora aperto. Forse un tempo usato come riparo per le pecore? Era la prigione di qualche sequestrato? La grotta del Ciclope? Nessuno lo sa. Continuando, il buco chiude poco dopo. Il ritrovamento di un cranio e parte degli arti anteriori di quello che poi abbiamo scoperto essere un piccolo istrice, gli aculei sul pavimento e un pungente odore (che abbiamo capito essere piscio di istrice) ci hanno fatto pensare che era meglio lasciare stare il nostro amichetto puntuto dormire li dentro.

A fianco a questo primo pertugio, ve ne era un altro orientato nella stessa direzione che si manteneva parallelo al precedente. Le due cavità erano collegate ogni tanto da tratti trasversali, forse scavati nel detrito da qualche armalo.

La terza e più evidente (foto) comincia con un ampio scavernamento, con 3-4 mq di saloncino con vista valle, che poi bruscamente inclina verso il basso con un condotto di forma stretta e allungata, per poi chiudere dopo circa 6 metri, qui a differenza delle precedenti sul pavimento vi erano molti blocchi caduti di considerevoli dimensioni con andamento caotico che andavano a tappare il fondo (chissà se scavando?).

Fuori, lungo la stessa parete vi erano altri buchi che poi si sono rivelati soltanto delle piccole nicchie riparo dei volatili della zona (ed allora nella valle un grido si levo: PICCCIOOOONEEEE!!!)

Altri pittusi da visionare erano presenti in un’altra parte della cava, ma necessitavano di imbrago e corde per la loro esplorazione.

Partecipanti: Gebedia, l’Anguilla del Civico, l’Acaro e u Cacaova.

Notizia e foto di Gebedia

giovedì 27 settembre 2007

Grotta del Pidocchio 23.09.2007

Ci siamo incontrati alle 9.00 di fronte al teatro Zappalà, dove caricando come un trattore la mia 500 siamo partiti alla volta del più alto ed impervio dei monti presenti nel circondario… Monte Pellegrino!
Dopo aver incocciato circa 7000 fedeli appiedati diretti al santuario di Santa Rosalia, lottando contro la nostra impareggiabile fede, dopo due Pater Nostro ed una Ave Maria, siamo entrati al Pidocchio, grotta che ci ha dato qualche gratta-capo.
L’escursione è stata organizzata a titolo didattico e, pertanto, hanno armato Giorgia e Simona (nostra cara amica speleo del CAI Palermo) e disarmato Nemo e Capra.

Giunti quasi a 2/3 della grotta abbiamo saccheggiato la pasta al forno di Nemo, immancabile dato che era domenica; poi siamo scesi verso il fondo dove la CO2, della cui presenza ci siamo accorti quando abbiamo cominciato a vedere draghi blu, crotali e nidi a zoccolo di gnu, ci ha fatto scappare di corsa verso l’uscita.
Increduli di esserci salvati da quella trappola gassosa (non provocata da nessuno di noi) e mortale abbiamo finalmente rivisto la luce del sole e respirato ossigeno (il nostro caro e adorato smog).
Una volta usciti dalla grotta, grati a Santa Rosalia per averci salvato, siamo andati a rifocillarci (da bravi speleo non ci era bastata la pasta al forno) a Mondello con un bel gelato.
Partecipanti: Marco L.; Simona, Giorgina, Nemo e Capra.


Notizia di Marco L. e Giorgina.
Foto di Marco L.

lunedì 3 settembre 2007

Ripristino corda all'Abisso del Vento

Nella notizia del 31 Agosto 2007 "Abisso del Vento 29.08.2007" avevo scritto che era sparita la corda lasciata dal CNSAS sul traversino sopra il terrazzo del P35. La corda è stata presa per sbaglio dagli amici del Gruppo Grotte Catania CAI, durante le fasi di disarmo della grotta. I ragazzi di Catania appena letta la notizia sul blog hanno subito ricollegato la corda in loro possesso con l'accaduto, comunicandolo tempestivamente. Tale errore è sicuramente da addebitarsi al fatto che la corda è stata lasciata in loco solo da alcuni mesi e prima non si era soliti trovarla fissa in loco.
La corda sarà riposizionata al più presto.
Chiedo scusa agli amici del G.G. Catania se nella notizia di cui sopra mi sono lasciato andare ad uno sfogo, ma ho scritto la notizia a caldo ed ero un po' inc... :)))

Notizia di Leo

venerdì 31 agosto 2007

Zubbia Landro 30.08.2007

Di notte leoni e di giorno cogl….si diceva una volta….Passo a prendere Nemo alle ore 6,45, il pargolo si è addormentato e scende alle ore 7,10….arriviamo all’appuntamento con Caldarella e partiamo per Montallegro, dove ci aspettano MarcoV e Sara (G.S.Belpasso).
Appena ci ricongiungiamo, ci spostiamo verso una valle cieca che Marco aveva individuato durante uno dei suoi giri.
A metà strada lasciamo la Caldarellamobile perché la strada non è delle più comode, carichiamo l’attrezzatura sul fuoristrada di Marco e raggiungiamo comodamente il luogo prescelto.



Prima operazione della giornata è disboscare la macchia di rovi che ci impedisce di accedere alla cavità presente alla fine della valle cieca. Dopo vari tentativi i rovi non mostrano cedimento alcuno e noi decidiamo di calarci da una paretina per aggirarli.




La roccia presente non è delle migliori per piantare chiodi e quindi optiamo per un comodissimo armo umano: Caldarella e Nemo seduti per terra ben puntellati con i piedi sul terreno, nodo “coniglio” con le due asole attorno alla vita dei due. Mi calo, fidandomi soprattutto della tenuta offerta dal peso e dalla grande superficie di attrito sul terreno della “cachiera” di Caldarella, ed evito i rovi. Entro a dare un’occhiata alla cavità, che si sviluppa, nella sua prima parte, fra enormi blocchi di gesso. Finalmente dopo un bel laminatoio e qualche arrampicata, inizia un bel meandro scavato dall’acqua….dopo qualche metro però il tetto si abbassa ed il fondo della galleria è piena di fango ed acqua. Forse si potrebbe passare, ma bisognerebbe strisciare e farsi il bagno in quella fanghiglia. Torno indietro ed aspetto che Marco e Sara scendano per effettuare il rilievo della grotta. Una volta scesi, iniziamo il toto nome della grotta… alla fine la spunta Zubbia Landro, dal nome del piano in cui si apre la grotta, poi rileviamo fino al punto esplorato e decidiamo che per il momento non vale la pena immergerci. Nel mentre sopra di noi Caldarella da il meglio di se, facendosi la runfuliata che non gli avevo permesso di fare il giorno prima all’Abisso del Vento. Risalgo e do il cambio a Nemo, che scende per andare a vedere la grotta. Dopo circa 20 minuti risalgono tutti e tre, e con mio grande stupore Nemo è abbastanza pulito….pensavo che Marco l’avrebbe “convinto” ad immergersi ed a passare oltre il punto dove ci eravamo fermati…ma si vede che si è lasciato commuovere ed ha desistito. Ci cambiamo e ci dirigiamo verso il paese di Montallegro alla ricerca di un bar. Entriamo e ci sollazziamo con pizza, patatine, dolci vari e l’immancabile birrozza. Alle 14,30 noi ripartiamo per Palermo, mentre Marco e Sara vanno a controllare qualche altra cavità precedentemente individuata.



Continuando il giro a gruppo dimezzato, ci dirigiamo verso Cattolica, per poi proseguire in direzione Raffadali.
Presa una "bella" e "comoda" trazzera, raggiungiamo il Ponte Borangio, un piccolo traforo che in poche battute topografiche rileviamo.
Proprio accanto il traforo, si apre una piccola cavità, che rileviamo in poche battute, interessante perchè si apre nella cerniera di una piega a scatola nel gesso.



Continuando le nostre perlustrazioni, anche se fiaccati dal gran caldo, raggiungiamo un'altra zona interessante, dove avevo notato due valli cieche parallele.
Purtroppo la prima è stata otturata, mentre la seconda ha resistito ai tentativi di chiusura.
Infatti le acque hanno continuato il loro percorso, incidendo e scavando e inghiottendo buona parte della copertura che è stata messa sopra.
Arrivati al bucone, proprio al fondo della valle cieca, ci mettiamo ad arrampicare tra i depositi di argilla dentro un bel pozzo scavato dalle acque... fino all'amara sorpresa.
Proprio alla base del pozzo la grotta chiude con un sifone... haaaa!!!



Notizia di Leo e MarcoV
foto di MarcoV