L’appuntamento è alle 17:00 sotto casa di Ceres dove (per colpa mia) io, Simone e la Stokka arriviamo con un po’ di ritardo.
Caricate le macchine ci mettiamo in marcia verso le madonie e nel breve tratto percorso insieme dalle 2 macchine viene partorito (a detta di Simone) un nome in codice per l’uscita prettamente scientifico per la mal capitata Nina (Averla Piccola)….
Poco dopo ci dividiamo.
Io, Simone e Nina continuiamo in direzione Isnello e poi verso l’abisso del vento;
Ceres e Cri, invece, fanno strada per il rifugio Tropea, dove però non riescono ad aprire la porta.
Alle 21:00 (circa), dopo una lunga attesa, ci ritroviamo con Ceres e Cri al piano del vento, con un ritardo di circa 2 ore sulla tabella di marcia di Simone (probabilmente creata anche questa con Excel). Così verso le 22:00 siamo già davanti l’ingresso dell’abisso del vento pronti per scendere. Sarà una lunga notte…
La prima a scendere e quindi ad armare sono io. Con nostra somma sorpresa troviamo piastre e maglie rapide già sul posto, probabilmente lasciati dai catanesi che ci hanno preceduti un paio di settimane prima. La discesa a questo punto sarà più veloce.
Già alla base del primo pozzo ci ritroviamo tutti a constatare che l’abisso è molto più umido del solito…
La Stokka comincia ad armare il 35 ed io la seguo a ruota e (tra un “cuinnutu….” e l’altro) si fa la doccia prima di finire d’armare metà del pozzo. Insomma, la grotta “fa acqua da tutte le parti”.
Pozzo strettoia, poi il tarzan e giù verso i traversi,dove riusciamo a passare oltre senza troppi intoppi e poi via, ancora più giù, verso il ramo della Linfomane. Ma siccome “A fami mi stava manciannu viva”, ed io a volte sò essere molto convincente, dopo un altro pozzo strettoia decidiamo di fermarci. Per me è cena, per gli altri schiticchio a base di frutta secca cioccolato e barrette ai cereali.
Senza rendercene conto si sono già fatte circa le 3:00. Ma noi, intrepidi speleo, dopo una pausa di 20 minuti, proseguiamo. E quindi giù per il pozzo bianchissimo, decisi ad arrivare alla sala della linfomane.
A questo punto Ceres e la Stokka si accorgono che ci rimane solo una corda da 15 m e con quella non andremo ancora molto lontano. Ma grazie a delle provvidenziali corde messe la da non so quanto tempo (e credo fosse tanto perché ne portavano il segno ) riusciamo ad andare ancora un po’ avanti.
Ma, dopo 2 sali scendi (che più che altro erano scendi e sali) e con la linfomane ormai in vista, decidiamo di fermarci. Dopo circa 6 ore di discesa (e per alcuni una mezza giornata lavorativa alle spalle) siamo stremati ed infreddoliti. E mentre Ceres schiaccia un pisolino, Simone prepara il fornellino per fare un po’ di tè al “passion fruit” e subito dopo un energizzante “caffè al ginseng” (grande cri).
Insomma, una pausa coi fiocchi. Si sono ormai fatte le 5:30 del mattino quando decidiamo di rimetterci in marcia, però verso l’uscita. Per stavolta la Linfomane resterà solo un lontano miraggio.
E quindi si torna su, tra sali-scendi, pozzi e pozzi strettoie, arrampicate (e scivolate) e traversi che non mi sono mai sembrati così insormontabili. Tutti gli appigli che all’andata erano perfettamente visibili, al ritorno sono pressoché inesistenti. In tutto questo anche altri bisogni si fanno presenti ed il rumore dello stillicidio di certo non aiuta…
Alla base del 35, e quindi già quasi in superficie, tutti decidono di riposarsi un po’ al riparo dei teli termici, ma io mi fermo solo 10 minuti e poi vado avanti. Sono così la prima ad uscire dalla grotta.
Mentre eravamo la sotto qualcuno ha detto una sacrosanta verità: “La voglia di uscire è sempre più sincera di quella di entrare” (ndr. Andrea Gobetti) non sono mai stata più d’accordo.
Alle 11:00 circa di giorno 1 novembre siamo nuovamente tutti al piano del vento, e mentre qualcuno si cambia discretamente le mutande e qualcun altro si riposa 10 minuti alla luce di un sole che fa va e vieni da dietro le nubi, Simone mette in mostra il suo sedere tanto pubblicizzato durante la scorsa notte…
E in men che non si dica siamo già in macchina, direzione Isnello per la riconsegna delle chiavi.
A questo punto si fa strada verso i rifugio Tropea nella speranza di riuscire ad aprire la porta, perché simone si è ricordato che per aprire c’è una “tecnica”.
Ceres e Simone ci mollano all’imbocco della “strada”(ci vuole molto coraggio a chiamarla così) per il Tropea, per controllare se la porta si apre, e quando Ceres torna sorridente capiamo subito che ce l’hanno fatta. Carichiamo la jeep e anche noi partiamo per il Tropea. lungo la strada Nina sembra non gradire molto il viaggio, dato che rideva per non piangere e con Ceres che nel frattempo diceva che anzi la strada era buona.
Al nostro arrivo troviamo Simone ad accoglierci in compagnia degli immancabili e tanto carucci Pyrrhocoris Apterus, simpatiche bestioline. Poco dopo il nostro arrivo, na simpatica coppia di daini decide ci passare ad un centinaio di metri da noi, sul pendio che ci ritroviamo di fronte e si fa ad infilare dritta dritta in mezzo ad un magnifico boschetto con fantastici colori autunnali, mentre Simo cerca la macchina fotografica per immortalare l’attimo…
Fatta un po’ di pulizia ed un veloce schiticchio di puntine di maiale, salame e scamorza affumicata, si và a fare un riposino; Nina nel pomeriggio deve ripartire e almeno un piccolo riposino lo deve fare.
Appena alzati i ragazzi caricano la macchina con le cose che Antonella porterà con sé per alleggerire il nostro ritorno e la riaccompagnano alla macchina e nel frattempo io e Crì facciamo un piccolo spuntino a base di ciobar in attesa del ritorno dei ragazzi.
Ma siamo troppo stanchi per cenare, e dopo una chiacchierata, un po’ di patatine e qualche bicchiere di birra davanti la stufa a gas, decidiamo che è arrivato il momento d’andare a dormire.
Così, intorno alle 20:30 siamo già tutti in coma (non ho mai dormito tanto bene).
Sveglia (relativamente) presto. Siamo avvolti dalla nebbia e col mal tempo in arrivo.
Decidiamo di prendercela comoda e usciamo l’attrezzatura per farla un po’ asciugare…
Per colazione prima cappuccino (ho potato il cappuccinatore a batterie) e poi ciobar alle 10:00.
A mezzo giorno Simone, preso dal raptus del piromane, decide di riprovare col camino, dato che il giorno precedente è stato sconfitto dal fumo per il troppo vento. E stavolta la vince…
Dopo una mezz’oretta ad attizzare il fuoco con Ceres in cerca di legnetti riusciamo a mettere sul fuoco il resto delle cibarie, cioè cosce di pollo e salsiccia
Intorno alle 14:30, dopo esserci liberati da tutte (o quasi) le simpatiche bestioline che assediavano i nostri zaini, riusciamo a fatica a caricare la macchina e ad entrarci anche noi (tipo pressatella).
Notizia di Maddalonza