mercoledì 17 novembre 2010

Sabato 30 ottobre 2010/Lunedì 1 novembre 2010 – Abisso del Vento e Rifugio Tropea

L’appuntamento è alle 17:00 sotto casa di Ceres dove (per colpa mia) io, Simone e la Stokka arriviamo con un po’ di ritardo.
Caricate le macchine ci mettiamo in marcia verso le madonie e nel breve tratto percorso insieme dalle 2 macchine viene partorito (a detta di Simone) un nome in codice per l’uscita prettamente scientifico per la mal capitata Nina (Averla Piccola)….
Poco dopo ci dividiamo.
Io, Simone e Nina continuiamo in direzione Isnello e poi verso l’abisso del vento;
Ceres e Cri, invece, fanno strada per il rifugio Tropea, dove però non riescono ad aprire la porta.

Alle 21:00 (circa), dopo una lunga attesa, ci ritroviamo con Ceres e Cri al piano del vento, con un ritardo di circa 2 ore sulla tabella di marcia di Simone (probabilmente creata anche questa con Excel). Così verso le 22:00 siamo già davanti l’ingresso dell’abisso del vento pronti per scendere. Sarà una lunga notte…
La prima a scendere e quindi ad armare sono io. Con nostra somma sorpresa troviamo piastre e maglie rapide già sul posto, probabilmente lasciati dai catanesi che ci hanno preceduti un paio di settimane prima. La discesa a questo punto sarà più veloce.
Già alla base del primo pozzo ci ritroviamo tutti a constatare che l’abisso è molto più umido del solito…
La Stokka comincia ad armare il 35 ed io la seguo a ruota e (tra un “cuinnutu….” e l’altro) si fa la doccia prima di finire d’armare metà del pozzo. Insomma, la grotta “fa acqua da tutte le parti”.
Pozzo strettoia, poi il tarzan e giù verso i traversi,dove riusciamo a passare oltre senza troppi intoppi e poi via, ancora più giù, verso il ramo della Linfomane. Ma siccome “A fami mi stava manciannu viva”, ed io a volte sò essere molto convincente, dopo un altro pozzo strettoia decidiamo di fermarci. Per me è cena, per gli altri schiticchio a base di frutta secca cioccolato e barrette ai cereali.
Senza rendercene conto si sono già fatte circa le 3:00. Ma noi, intrepidi speleo, dopo una pausa di 20 minuti, proseguiamo. E quindi giù per il pozzo bianchissimo, decisi ad arrivare alla sala della linfomane.
A questo punto Ceres e la Stokka si accorgono che ci rimane solo una corda da 15 m e con quella non andremo ancora molto lontano. Ma grazie a delle provvidenziali corde messe la da non so quanto tempo (e credo fosse tanto perché ne portavano il segno ) riusciamo ad andare ancora un po’ avanti.
Ma, dopo 2 sali scendi (che più che altro erano scendi e sali) e con la linfomane ormai in vista, decidiamo di fermarci. Dopo circa 6 ore di discesa (e per alcuni una mezza giornata lavorativa alle spalle) siamo stremati ed infreddoliti. E mentre Ceres schiaccia un pisolino, Simone prepara il fornellino per fare un po’ di tè al “passion fruit” e subito dopo un energizzante “caffè al ginseng” (grande cri).
Insomma, una pausa coi fiocchi. Si sono ormai fatte le 5:30 del mattino quando decidiamo di rimetterci in marcia, però verso l’uscita. Per stavolta la Linfomane resterà solo un lontano miraggio.
E quindi si torna su, tra sali-scendi, pozzi e pozzi strettoie, arrampicate (e scivolate) e traversi che non mi sono mai sembrati così insormontabili. Tutti gli appigli che all’andata erano perfettamente visibili, al ritorno sono pressoché inesistenti. In tutto questo anche altri bisogni si fanno presenti ed il rumore dello stillicidio di certo non aiuta…
Alla base del 35, e quindi già quasi in superficie, tutti decidono di riposarsi un po’ al riparo dei teli termici, ma io mi fermo solo 10 minuti e poi vado avanti. Sono così la prima ad uscire dalla grotta.
Mentre eravamo la sotto qualcuno ha detto una sacrosanta verità: “La voglia di uscire è sempre più sincera di quella di entrare” (ndr. Andrea Gobetti) non sono mai stata più d’accordo.
Alle 11:00 circa di giorno 1 novembre siamo nuovamente tutti al piano del vento, e mentre qualcuno si cambia discretamente le mutande e qualcun altro si riposa 10 minuti alla luce di un sole che fa va e vieni da dietro le nubi, Simone mette in mostra il suo sedere tanto pubblicizzato durante la scorsa notte…

E in men che non si dica siamo già in macchina, direzione Isnello per la riconsegna delle chiavi.
A questo punto si fa strada verso i rifugio Tropea nella speranza di riuscire ad aprire la porta, perché simone si è ricordato che per aprire c’è una “tecnica”.
Ceres e Simone ci mollano all’imbocco della “strada”(ci vuole molto coraggio a chiamarla così) per il Tropea, per controllare se la porta si apre, e quando Ceres torna sorridente capiamo subito che ce l’hanno fatta. Carichiamo la jeep e anche noi partiamo per il Tropea. lungo la strada Nina sembra non gradire molto il viaggio, dato che rideva per non piangere e con Ceres che nel frattempo diceva che anzi la strada era buona.
Al nostro arrivo troviamo Simone ad accoglierci in compagnia degli immancabili e tanto carucci Pyrrhocoris Apterus, simpatiche bestioline. Poco dopo il nostro arrivo, na simpatica coppia di daini decide ci passare ad un centinaio di metri da noi, sul pendio che ci ritroviamo di fronte e si fa ad infilare dritta dritta in mezzo ad un magnifico boschetto con fantastici colori autunnali, mentre Simo cerca la macchina fotografica per immortalare l’attimo…
Fatta un po’ di pulizia ed un veloce schiticchio di puntine di maiale, salame e scamorza affumicata, si và a fare un riposino; Nina nel pomeriggio deve ripartire e almeno un piccolo riposino lo deve fare.
Appena alzati i ragazzi caricano la macchina con le cose che Antonella porterà con sé per alleggerire il nostro ritorno e la riaccompagnano alla macchina e nel frattempo io e Crì facciamo un piccolo spuntino a base di ciobar in attesa del ritorno dei ragazzi.
Ma siamo troppo stanchi per cenare, e dopo una chiacchierata, un po’ di patatine e qualche bicchiere di birra davanti la stufa a gas, decidiamo che è arrivato il momento d’andare a dormire.

Così, intorno alle 20:30 siamo già tutti in coma (non ho mai dormito tanto bene).
Sveglia (relativamente) presto. Siamo avvolti dalla nebbia e col mal tempo in arrivo.
Decidiamo di prendercela comoda e usciamo l’attrezzatura per farla un po’ asciugare…
Per colazione prima cappuccino (ho potato il cappuccinatore a batterie) e poi ciobar alle 10:00.
A mezzo giorno Simone, preso dal raptus del piromane, decide di riprovare col camino, dato che il giorno precedente è stato sconfitto dal fumo per il troppo vento. E stavolta la vince…
Dopo una mezz’oretta ad attizzare il fuoco con Ceres in cerca di legnetti riusciamo a mettere sul fuoco il resto delle cibarie, cioè cosce di pollo e salsiccia
Intorno alle 14:30, dopo esserci liberati da tutte (o quasi) le simpatiche bestioline che assediavano i nostri zaini, riusciamo a fatica a caricare la macchina e ad entrarci anche noi (tipo pressatella).

Partecipanti: Ceres, Stokka, Maddalonza, Simone, Antonella (Nina – Averla Piccola)
Notizia di Maddalonza

martedì 20 luglio 2010

Purgatorio e Zubbia di San Vito 15 e 16 luglio 2010

Ore 7:30, stazione centrale: recuperato anche l'ultimo partecipante e sistemate roba e persone nella macchina in perfetto stile tetris, si parte per l'Abisso Purgatorio. Ovviamente non poteva mancare la sosta alla Sorgente e la relativa colazione a base di cassatelle!!
Posteggiata la macchina, ci vestiamo e ci incamminiamo verso l'ingresso.




Gregorio comincia ad armare il primo pozzo mentre Luisa e io, schiavizzate da Simone, impariamo a filare le corde. Inizia la discesa, prima Gregorio seguito da Luisa, me e infine Simone e proseguiamo verso il primo pozzo da 60,saggiamente frazionato a circa metà percorso, dove tra l'altro stava allegramente sostando un topino morto. Arriviamo alla base dove ammiriamo per qualche minuto il vespino, sgranocchiando frutta secca ed elaborando teorie su come possa essere finito li. Affrontiamo l'ultimo pozzo da 60 e arrivati al fondo facciamo una breve pausa pranzo a base di panini preparati amorevolmente da me. Dopo una piccola passeggiata tra medusoni e stupende concrezioni di calcite comincia la risalita: Luisa, in “pole position”, esprime qualche dubbio sul fatto che la corda semi-statica fosse troppo “dinamica” , cosa che poi ho constatato anche io qualche minuto dopo, quando mi sono ritrovata a fare su e giù come uno yo-yo. Stremati dalla fatica, ma soddisfatti (soprattutto io e Luisa che ci cimentavamo per la prima volta nei pozzi da 60), usciamo dalla grotta, anche se l'afa ci suggeriva di restare, e raccolte tutte le pezze torniamo alla macchina.




Con “Il barbiere di Siviglia” come sottofondo musicale ci togliamo imbraghi e tuta e, dopo aver scambiato qualche parola con un autoctono, ci dirigiamo verso Macari, dove troviamo uno splendido lungomare praticamente deserto e ne approfittiamo per farci un bagno e riposarci un po' prima di piantare la tenda.



La serata si conclude tra le mille teorie di Luisa e una bella arrostuta a base di pollo e caddozzi di sasizza.



La mattina successiva alle 5,30 siamo già tutti in piedi, più o meno svegli. Il tempo di smontare l'efficientissimo accampamento che avevamo azzizzato e partiamo alla volta della Zubbia di San Vito. Grazie alle chicche botaniche di Simone individuiamo quasi immediatamente l'ingresso e armato il pozzo di ingresso ci caliamo all'interno della grotta. Ci addentriamo un po' a caso in uno dei tantissimi corridoi e imbattendoci in un filo di Arianna cominciamo a seguirlo. Nel frattempo Luisa sfoggia il suo nuovissimo passo della sogliola spiaggiata e tra un “non ci passo” e l'altro e le mille capocciate e schienate alle stalattiti abbandoniamo il filo di Arianna per proseguire un altro po'.



Dopo circa un'ora e mezza che ci aggiriamo tra corridoi vari decidiamo di tornare indietro...piccolo problema: da dove???? i fili di Arianna cominciano a moltiplicarsi, le sale sembrano sempre più simili tra loro. A turno andiamo in esplorazione nelle varie direzioni, andiamo avanti poi torniamo indietro mille volte.



Dopo mooolto tempo ecco l'illuminazione: finalmente arriviamo in una sala familiare e da li a poco ritroviamo quello che ci sembra il percorso dell'andata, anche se ormai le perplessità sono d'obbligo. E superato un liscione la vediamo: LA LUCE!!!!! Ancora una volta soddisfatti e anche un po' divertiti dalla piccola avventura usciamo dalla grotta e torniamo alla macchina.



Prima di tornare a Palermo però facciamo una sosta a San Vito dove approfittiamo per fare un bel bagno rinfrescante e mangiare una pizza con un utilissimo strumento conosciuto col nome di “prendipizza”.

Notizie di Antonella
foto di Simone e Gregorio

venerdì 2 luglio 2010

Zubbione della Pizzuta - 30 Giugno 2010

Stessa ora, stesso luogo di appuntamento, stesso ritardario….

Adesso che siamo tutti, io, Simone, Nemo, Nina e Alberto siamo pronti per partire alla ricerca della Pizzuta sperduta e con il gps speriamo di riuscire a trovarla. Si perché la fortuna nelle ultime due uscite non ci aveva aiutato molto, visto che due uscite su due non siamo riuscite ad entrare in grotta. Anche questa volta abbiamo avuto qualche problemino con la macchina di Simone ma per fortuna la macchina di Nemo è stata sufficiente a portarci ai piedi della nostra desiderata grotta.

Finalmente siamo tutti attorno alla macchina a vestirci e preparare i vari sacchi ma c’è anche chi mostra i propri ultimi acquisti cercando di convincere tutti che si tratti della cosa più utile del mondo. Pronti! Il sole è caldo ma c’è un leggero vento che alleggerisce la ripida salita; qualche piccola sosta, una visitina al Garrone che non può mancare ed eccoci continuare alla volta della Pizzuta.


Adesso il percorso comincia a farsi più piacevole, il sentiero è battuto e ora mai siamo quasi in quota. Finisce il sentiero e cominciamo ad imbatterci in erbacce e rovi sempre più alti, ognuno va da un lato diverso e io e Nina cerchiamo di inseguire Nemo che è la persona più vicina a vista d’occhio.

Camminiamo, scendiamo, saliamo, improvvisamente, si fermano tutti, si sente una voce, forse abbiamo trovato l’ingresso solo che dalla nostra postazione non vediamo Simone che era li davanti e quindi seguiamo la sua voce, dopo qualche minuto eccoci anche noi davanti quella frattura tanto cercata, da la si poteva ammirare uno splendido panorama, l’assenza di alberi davanti permetteva di ammirare tutta Piana degli Albanesi con alla sua destra lo splendido lago. Io che avevo preferito camminare fresca comincio a vestirmi, Simone comincia ad armare mentre Nemo gli da dei consigli. E’ tutto pronto sembra incredibile ma finalmente si entra in grotta.

Una volta dentro l’unica cosa che apprezziamo immediatamente è la temperatura, fuori c’era terribilmente caldo mentre dentro si sta veramente bene. Ci si ferma aspettando che scendiamo tutti dal primo pozzo, Simone intanto prosegue ad armare, Nemo raccoglie goccioline d’acqua e Alberto comincia a raccomandarci tutte le grotte che gli vengono in mente. Si continua il percorso e dopo scivolate varie fatte con il sedere per evitare di cadere arriviamo alla stanza dei laghetti…. Che luogo magnifico!!!

Tutta la salita fatta all’andata ripagava quella splendida saletta, inoltre la luce dell’acetilene rendeva tutto ancora più bello. Dopo aver fatto la foto ricordo e raccolto anche qui le goccioline ci siamo fermati a mangiare qualcosina e subito dopo io e Nina abbiamo ricevuto una piccola lezione di nodi…Il freddo però adesso cominicava a farsi sentire quindi è cominciata la risalita. Una volta sopra, soddisfatti, ci incamminiamo verso la macchina, ma alternativamente i nostri uomini si inchinavano a raccogliere qualcosa e quando si alzavano avevano un mazzetto di origano in mano che durante tutta la discesa si è andato moltiplicando.
Arrivati alle macchine, prima di tornare a casa non possiamo saltare la tappa cannolo e così una volta in paese ci sediamo e dopo esserci mangiati più o meno un cannolo e aver bevuto un bicchiere di the torniamo a casa soddisfatti e felici per la nostra prima uscita col gruppo.



Partecipanti:
Nemo, Simone, Alberto, Antonella (Nina) e Lu-Isa
Notizia e Foto di Lu-Isa

lunedì 28 giugno 2010

27 Giugno 2010 - Abisso Purgatorio

Appuntamento alle 7.30 a piazza Beatles (John Lennon).

Lo squadrone è composto da: Stokka, Stokkina,Fissa, Ceres e Bonduelle (che si fa già nuocere per un leggerissimo ritardo).

Direzione Abisso Purgatorio non senza la sosta obbligata al bar all’inizio di Castellammare per le mitiche Cassatelle (che come sempre comprende la discussione tra Fissa e la banconista di turno!!!). Giunti in loco veloce vestizione al centro della statale con visita a sorpresa anche della Municipale. Nonostante la fama che precede la grotta, troviamo subito l’ingresso (grazie anche ai resti di vacca). Ceres si lancia nell’armata del primo pozzo seguito a ruota da Stokka, Stokkina, Fissa e Bonduelle.

Per agevolare le operazioni di discesa, e soprattutto di risalita, decidiamo di frazionare il più possibile il pozzo da 60 dal quale tutti scendiamo abbastanza velocemente per ritrovarci alla mitica vespa sulla quale non può mancare la solita sfilza di foto!

Proseguiamo verso il 30+30 dove ci rendiamo conto che mancava qualcosa.. “Picciotti si futtieru u spit!!!…ah no!Eccolo là..peccato che è completamente concrezionato!” . Indi per cui….la nostra punta, nonché capo-squatrune, da il meglio di se facendo cose per noi quasi impossibili e tralasciando i suggerimenti della scheda d’armo azzizza la discesa! Fortuna che qualcuno, talvolta mosso da compassione, mette un balatone nel punto giusto! (GRAAAAZIIIEEE SIGNORE GRAZIE!!!!). In breve ci ritroviamo sulla capoccia del medusone e in sala da pranzo dove fra meraviglie grottesche e culinarie ci rifacciamo occhi e stomaco consapevoli della lunga salita che ci aspetta.

A parte i complimenti alla frocia e a chi l’ha preparata; non potevano mancare i consueti apprezzamenti sonori che ci contraddistinguono. Ma purtroppo giunge l’ora di risalire! Parte per prima la Stokka seguita da Ceres e Stokkina. Poi Bonduelle e Fissa che si offre volontaria per disarmare il 30+30. Giunti in cima al 60 cominciamo a sentire una serie infinita di struggenti versi provenienti dal fondo; era Fissa che, ironia della sorte, accusava qualche problema….lì…si si..proprio lì!! (sacco speleo + incipiente marchese + imbrago messo male = bestemmie in aramaico).

Dopo aver compreso la disperata situazione la solita punta, stavolta in veste di soccorritrice, libera Fissa almeno da una delle 3 camurrie e insieme considerano l’idea di inserire nelle fermate post-grotta una visita ginecologica. Aspettando Bounduelle qualcuno comincia a uscire e saccheggiare il mandorlo che di norma ci permette di armare il primo pozzo. Mentre Stokka e Stokkina stokkano le mandorle a colpi di omero di vacca, Bonduelle e Ceres concludono le ultime operazioni e insieme ci dirigiamo verso le macchine. Operazione che è durata circa 20 minuti data la difficoltà nell’attraversare la strada (stile rospi in amore) a causa del rientro dei “totucci” dalla tipica domenica a mare (Cocomeri e “pastacolforno”). Ci rivestiamo, sistemiamo il materiale e facciamo strada verso il bar visitato in mattinata, in modo tale che Fissa possa tornare a casa sazia di cascatelle ma soprattutto di discussioni con la simpatica banconista!

Come tutte le domeniche estive che si rispettino tutto il mondo decide di rientrare dalla A29 ma, sfruttando le informazioni di chi purtroppo è già rimasto bloccato, Fissa e Bonduelle trovano una strada alternativa che ci consente di arrivare tranquillamente a destinazione senza rimanere bloccati nel bordello!

Finisce così un’altra mitica avventura...alla prossima!!!



Partecipanti:
Ceres, Sandrone, Silvia (Fissa o FTM), Stokkina, Stokka versione Cebo Cappucino (i capiddi su ugualiiiii!!!) e la vespa special 50
Notizia di STK e FTM
Foto di Ceres

giovedì 17 giugno 2010

Domenica 6 Giugno 2010 - Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto

ore 15.00 appuntamento sotto la spitinu's house, breve tour tra le strade di bagheria, ridente cittadina ricca di pompe di benzina chiuse, giusto giusto di domenica pomeriggio!
si parte alla volta di monte di Sant'Onofrio, monte ricadente entro la R.N.O. di Pizzo cane, pizzo Trigna e grotta Mazzamuto.
Posteggiamo, zaino in spalla e si inizia a camminare, l'orario non permetteva di camminare senza sudare un pò. Essendo due i naturalisti in cammino non si potevano evitare le tracce sparse per il percorso, feci, gusci, rocce, piante, richiami di uccelli...insomma, una pausa ogni 5 minuti!
dopo circa un oretta lasciamo la strada forestale e mettiamo piede su un piccolo sentiero solitamente percorso dalle mountain bike, proseguendo per circa 500 metri ci troviamo sotto parete, lo stato della conformazione rocciosa ci fa pensare a quanto sarebbe utile un caschetto (non fa mai male), piccolo dibattito sulla litologia della parete.
lasciamo il piccolo sentiero , tra qualche spina e qualche urlo per allontanare le mucche (tièèèè, bììììì, tràà ttà) mettiamo di nuovo i piedi sul battuto.
questa volta la strada è molto panoramica, sulla sinistra abbiamo potuto ammirare una gola molto ricca di vegetazione e profondamente incisa dalle acque. il sentiero continua fino all'attraversamento del letto del fiume, a giugno del tutto asciutto, lasciamo il sentiero per saltellare tra i ciottoli, risalendo il corso del fiume lo spettacolo si fa sempre più interessante, l'aumento dell'umidità e la freschezza dell'aria rendono il cammino davvero piacevole, si asciuga il sudore, si ammira la luce che a mala pena filtra tra le fronde delle querce, un pò di foto ad animali e atmosfera elfica.
purtroppo termina il percorso fluviale, salendo sulla destra ci investe un ondata di luce e caldo che ci apre gli occhi sulla bellissima vallata di Randino, pochi passi e siamo di fronte all'invaso artificiale.
tra il gracidare di rane, muggire di mucche e piccoli vitelli, grugniti di maiali, una volpe si dilegua tra le fresche frasche, ormai impossibile da catturare con l'obiettivo...
breve giro attorno al laghetto, giusto il tempo di scattare qualche foto a ragni e lucertole, decidiamo visto l'orario, di fare una piccola pausa , mangiamo, beviamo un sorso d'acqua e iniziamo la camminata verso le macchine.
proprio dopo qualche minuto di cammino una piccola mandria di cavalli ci costringe a concedergli il passo, un piccolo furia nero e fighetto, incavolato lancia un dolce nitrito che fa gelare il sangue. passato il semaforo equino ci riimmettiamo nella forra che sta volta percorriamo in discesa.
il cammino dura poco, ma le vacche non ci concedono sempre il passaggio, quindi qualche deviazione è stata necessaria.
ore 20.30 arrivo in macchina, un pò stanchi per il caldo ma soddisfatti.
purtroppo l'itinerario non è stato quello effettivamente preventivato, la partenza nel pomeriggio ha rallentato tutto. (la prossima volta partenza solo in mattinata)

Partecipanti, foto e Notizia di: Spitinu e Xò

lunedì 14 giugno 2010

Zubbione della pizzuta.... Macari fussi

No comment


Partecipanti: Filmitigno, Nemo, Tutina, Spitusiccu, Anto Nella

Pozzo sbanduto

Dopo esserci incontrati (più o meno alle 8 e mezza) in Viale delle Scienze, io, Lombrellone, Nemo e Tutina siamo pronti a partire in direzione di Santa Cristina Gela. Alle ore 10:00 arriviamo senza grossi problemi ai piedi del Cozzo Sbanduto e dopo la consueta vestizione (in cui capisco perché Alfredo è soprannominato Tutina) cominciamo a salire alla ricerca della grotta.

Dopo 2 ore di camminare con Nemo che ripeteva -Forse è su, Forse è là, Proviamo a destra, Allora forse è a sinistra- (tutto ciò con una tenuta per niente estiva), decidiamo di chiedere l’aiuto da casa. Xò subito si prodiga dandoci le dritte giuste per trovare la tanto desiderata, ma soprattutto fresca, grotta.

Ma le disavventure ancora non erano finite perché a pochi passi dall’ingresso la caviglia di Lombrellone fa CRACK!!! costringendolo a restare fuori dalla grotta a lottare contro le zanzare. Ma io, Nemo e Tutina non ci arrendiamo e cominciamo la nostra discesa. Per primo Nemo che va armando, poi io e infine Tutina.

Arrivati 80 metri giù tutte le fatiche della mattinata vengono cancellate dalla vista di un bellissimo ambiente ipogeo ricchissimo di…speleotemi. Subito Tutina da bravo cavernicolo va in esplorazione infilandosi in buchi strettissimi per poi accorgersi di essere sempre nello stesso punto mentre io e Nemo, affamati, diamo la precedenza al cibo.

Dopo esserci rifocillati, tutti e tre facciamo un giro all’interno della grotta non dimenticando che lo scopo di questa visita è quello di raccogliere acqua di stillicidio per la tesi di Nemo anche se tutto ciò risulta essere un po’ complicato in quanto, citando Nemo, -di acqua manco a mungere!!!-. Ma perseverando alla fine riusciamo a riempire i nostri 50 ml.

A questo punto cominciamo la dura risalita effettuata in sole due ore, per ultimo sale Tutina che va disarmando, mentre io e Nemo gli tiriamo arbusti dall’esterno.

Ma come è stato complicato trovare la grotta lo è altrettanto trovare la macchina, dopo un’ora circa arriviamo al posteggio dove Lombrellone, come in un sogno, si fa trovare con delle ciliegie in mano (ovviamente rubate nelle campagne circostanti) che ci offre levandoci l’arsura.

Sistemiamo l’attrezzatura e siamo pronti a tornare, ma prima un’ultima tappa…. cannoli e schweppeslemon a Piana… per concludere al meglio una giornata quasi perfetta.

Notizia di: silvy the cat

Foto di silvy the cat


Partecipanti: Ombrellone, Silvia the cat, tutina, nemo
Special guest cannolo e lomonsoda

Abisso Del Pidocchio

La rivincita del Rodeo Party

ore 9:15 appuntamento alle falde di monte pellegrino, senza troppi ritardi io sfincio miglio e ponzio arriviamo in piazza e ci unciamo a nemo e tutina che ci aspettavano li con ansia. Ci mettiamo in macchina e partiamo per la lontanissima meta.Arrivati li posteggiamo e ci vestiamo nonostante gli incontri ravvicinati spiacevoli con oggetti di lattice non proprio igienici...siamo pronti? amunì che la via è luna e tortuosa...scavalchiamo il guardrail e ci accingiamo ad entrare. Lo sfincionaro ha tanta voglia di fare e senza esitare comincia con spit e fix, piccolo traverso..guida direzionale e via verso il centro della terra.Scendiamo a poco a poco tutti e stavolta senza nessun problema e nessun rodeo-party Sfincio e Nemo armano anche il saliscendi. Miglio: "ma...me la ricordavo molto più piccola sta sala..." e ti piaciu u zoom!! Armato il saliscendi e anche l' ultimo pozzetto arriviamo nell' ultima sala..quella in cui cominci a sentire sempre meno fiato..Tutina e Nemo architettano un pggia-bicchiere col treppiedi ma il risultato è un pò diverso da quello desiderato..un poggia braccia per tenere il bicchiere senza troppa fatica! Sfincio riempie intanto l altra boccetta e io Ponzio proviamo a scendere al fondo e prima di esaurire il poco ossigeno che restava siamo tornate su di corsa. Si finisce di campionare e si mangia ma prima di risalire qualche foto e perchè no..un pisolino al buio..quel buio che non si può avere da nessun' altra parte..poi Sfincio: voglio una pizzetta amunì a maciare!! e così risaliamo, Tuina e Miglio disarmano il tutto e come di consuetudine usciamo, ci rivestiamo e ci mettiamo in macchina diretti verso birra e cibo!



Partecipanti: Nemo, Tutina, Spincio, Spincia, Miglio, Ponzio
Special guest manfrotto

domenica 6 giugno 2010

5 Giugno 2010 - Palestra di roccia a Valdesi - Tutina’s Birthday

Appuntamento a Valdesi alle ore 8.30, arrivo li con Ceres e La gatta, poco dopo arriva il festeggiato, poi Simone… ma alle 9.00 ancora nessuna traccia di Nemo (l’organizzatore)

Dopo un po’ finalmente arriva e si comincia, ci vestiamo diamo una sistemata al materiale e subito Nemo ci da i compiti. Io armo l’albero per il soccorso uomo a uomo. Tutina arma il traverso alla destra della solita grotticella, Nemo e Simone armano due campate più a destra, Ceres e La Gatta attendono me per effettuare qualche manovra nell’albero.


L’albero e pronto… tutto liscio apparte la pelle del mio dito ormai rubata dalla leva del moschettone… cosi Io e Ceres ci cimentiamo nel Doloroso soccorso uomo a uomo… (i nostri gingilli se lo ricordano ancora)… La Gatta si cimenta nel passaggio del nodo e nel cambio attrezzi, poi un po’ tutti si soccorrono a vicenda senza grossi problemi.


Dopo aver giocato a più non posso con la campata nell’albero, si passa alle campate in parete. Nemo isola un tratto di corda per farci ripassare la manovra del passaggio del nodo e ci fa vedere vari metodi per giuntare una corda, eliminando cosi ogni perplessità, mia e di Tutina, a riguardo.

Impaziente di armare e di cimentarmi in qualcosa di più entusiasmante di passare una corda attorno ad un albero, chiedo a Nemo di farmi fare qualcosa, la sua risposta è: (ora ci divertiamo un po)… cosi mi dice di armare il traverso alto alla destra della grotticella, salgo su mi porto la corda, bolina sulla clessidra e comincio ad armare quel traverso forte delle nozioni acquisite da Nemo… primo nodo tutto bene… ma per arrivare dal primo al 2 ancoraggio del traverso mi ritrovo in una porzione di roccia totalmente liscia… ma nonostante ciò con un po’ di strizza e con la mezza chiave sempre sotto controllo arrivo a mettere il secondo ancoraggio e dopo… sospiro di sollievo, arrivato al 3 le condizioni dello spit non mi convincono cosi Nemo, col sorriso sulle labbra mi passa la sacca d’armo, (maledetto piantaspit fasullo) sostituisco il pinataspit con quello di Simone e comincio a martellare, pianto lo spit con un risultato accettabile, creo la piazzola attorno e fisso l’ancoraggio, continuo il traverso senza grossi problemi fino ad arrivare all’attacco dell’ipotetico pozzo, gioco un po’ al lazo con una clessidra finche non ho la meglio e poi per fare partire l’attacco del pozzo su due punti metto un altro spit.

Nel frattempo gli altri sono tutti giù mangiano e ridono di me e delle mie imprecazioni e ci raggiunge pure Claudio rinominato John Locke per via del suo abbigliamento (ndr per chi non lo sapesse John Locke è il cacciatore della fortunata serie LOST) finisco di piantare lo spit, faccio un armo in serie con due guida data la distanza dei due ancoraggi e scendo giù a riempire un po’ lo stomaco.


Dopo il breve spuntino progrediamo un altro po’ sulle campate armate e poi le disarmiamo, durante il disarmo, Nemo ci mostra un P/3 (leggi pi terzi) cioè un paranco che serve a diminuire di tre volte il peso dell’oggetto da spostare, appresa questa tecnica ci divertiamo un po’ a trascinarci l’un l’altro fino ad averla appresa al meglio, dopo sistemiamo il materiale e ci dirigiamo verso la gelateria di Catarina (al secolo Maddalena) abile tiratrice di… coni (Tutina ne è testimone) li consumiamo un bel gelato birra e patatine da buoni speleo, accompagniamo la gelatara a comprare le olive, e dopodichè tutti a casa appannati e soddisfatti!


Notizia di Miglio
Foto di Ceres e Simone
Partecipanti:
Nemo, Simone, Tutina, Miglio, La Gatta, Claudio (John Locke) e Ceres (scottish style)

mercoledì 2 giugno 2010

29/05/2010 Grote d'Acqua-Vallone Ponte (Sant’Angelo Muxaro) “Bidet time”

L’appuntamento è fissato per le 8.00 in via Archirafi, luogo ormai familiare a più meno tutti i partecipanti, arrivati li Io e la Sfincionella troviamo Marco, il Principe ed Elga, dopo i saluti si parte subito alla volta di Villabate per recuperare Xò.
Ore 9.00 preleviamo Xò e ci immettiamo sulla Pa-Ag, dopo la tappa caffè di rito al motel San Pietro proseguiamo in direzione di un luogo dallo strano nome… Muxarello.
Ore 10.30 circa arriviamo sotto la rocca di Sant’Angelo Muxaro, e lì aspettando l’arrivo di Giovanni, operatore della riserva; Marco ci descrive un po’ il paesaggio e ci spiega un po’ ciò che andremo a vedere durante la giornata.

All’arrivo di Giovanni (e del suo machete) ci dirigiamo a vedere l’ingresso di una grotta (Zubbia Funnuta che non visiteremo perchè fuori dal programma) e poi, prima di andare al Vallone Ponte, andiamo a vedere un po’ di forme carsiche presenti in quel territorio e per la precisione ci fermiamo all’altezza di un affioramento di gessarenite nel quale andiamo ad indivuare: karren, scannellature, crateri da impatto e tante altre forme

e inoltre notiamo al differenza tra le frome che si vengono a formare nella gessarenite e quelle che si formano nelle intrusioni di gesso alabastrino,

stiamo un po’ li a discutere della geologia del posto e dei condomini creati ad opera di “schiffarati” aracnidi dopodichè ci dirigiamo verso il Vallone Ponte.

Dopo aver posteggiato le macchine ci vestiamo, stivali e caschetto, Io e il Principe avendo deciso di visitare qualche grotticella, ci mettiamo anche la tuta, cosi armati di tutto punto partiamo verso l’inizio del Vallone, la discesa procede bene tra spiegazioni descrizioni delucidazioni e risate fino ad arrivare presso l’ingresso della prima grotta, La grotta dei Sifoni che però non visiteremo. Seguendo il percorso dell'acqua ci dirigiano quindi verso la seconda grotta.

Grotta del Morto “verso il sifone… ed oltre”

Arrivati presso l’ingresso, Marco avendomi visto munito di tuta mi lancia in avanscoperta per aprire la strada, mentre mi accingo a scendere tra rovi e frasche Giovanni mi passa il suo machete per semplificarmi il lavoro cosi fra un colpo e l’altro arrivo giù nei pressi dell’ingresso, entro e do il libera.
La grotta si sviluppa in un piccolo cunicolo pieno d’acqua che passa sotto l’ingresso e dal quale defluisce l’acqua, e poi in un ampia galleria

che si chiude con un sifone… almeno questo fino ad oggi!
Appena siamo tutti giù Marco ci annuncia che chi non ha la tuta non proseguirà oltre un certo punto,


cosi Io e il Principe aiutandoci con le corde (dato che il fango arrivava fino alle p***e) giungiamo fino al sifone, arrivati li ci consultiamo un attimino sul dafarsi, il Principe essendo un po’ riluttante sul bagnarsi le mutande dato che non aveva il cambio se la pensa un attimo… Io osservo un pò il sifone… vedo che il tetto e sufficientemente distante dall’ acqua e mi tuffo… dalle mie imprecazioni il Principe si rende conto che la temperatura del torbido sifone non è proprio da stabilimento termale ma nonostante ciò si tuffa dietro di me, tra il fondo del sifone stile sabbie mobili e il tetto molto basso progredire non era facile ma sfruttando le nostre arti natatorie e passando qualche tetto basso siamo giunti in una grande sala la quale proseguiva con una galleria simile a quella lasciata prima del sifone, così bagnati e infangati proseguiamo nel nostro cammino incontrando un paio di cascatelle alte non più di un metro, le risaliamo senza difficoltà e giungiamo in un grande salone che sulla sinistra era caratterizzato da un pavimento fangoso e sulla destra proseguiva il fiume fino a chiudere completamente con un altro sifone però non percorribile il quale probabilmente alimenta tutto il sistema della grotta, arrivati li è chiaro osservando tutto lo sviluppo della grotta, che il nostro percorso e stato da valle verso monte quindi andando contro corrente e che la grotta prosegue in quel rametto che passa sotto l’ingresso.
Riprendiamo la strada del ritorno e ripassando dal sifone raggiungiamo gli altri che ci aspettavano all’ingresso della grotta, al nostro arrivo un pò stupiti ci chiedono come mai avessimo perso tutto questo tempo e noi gli raccontiamo di aver superato il sifone e di essere arrivati fino a dove chiudeva, a quel punto dopo averci chiesto più volte se eravamo sicuri di aver superato il sifone, Marco esclama “M****ia Giovanni… forse stuppò” e dopo aver appurato questo ci comunicano che avevamo avuto accesso ad un posto dove nessuno era mai entrato, avevamo dato luce ad una nuova galleria non ancora rilevata o visitata! E questo non può averci che lasciato soddisfatti ed emozionati! Poco dopo usciamo dalla grotta e proseguiamo sul fondo della valle secca fino a giungere all’ingresso della grotta successiva.

Secondo Traforo “cave diving”

Questa grotta, come le precedenti, appartiene ad un sistema di grotte chiamato Grotte d’Acqua che si susseguono lungo il Vallone Ponte.
3 grotte particolari, sono i 3 trafori due dei quali sono attivi mentre il 3 e inattivo.
Il primo che ci troviamo sul cammino e il Secondo Traforo, l’ingresso è asciutto e l’inghittitoio si affaccia su una valle ceca ormai a secco,

scendendo giù poco dopo incontriamo il fiume che alimenta la parte attiva della grotta, sulla sinistra troviamo il sifone dal quale l’acqua proviene, mentre andando a destra e immergendosi in acqua si va verso la risorgenza.

Siamo sempre Io e il Principe ad avventurarci, poichè muniti di tuta (indumento inutile quando ti ritrovi immerso in acqua fino al collo), mentre il resto del gruppo fa il giro da fuori andando a visitare il Terzo Traforo quello inattivo e ci aspetta poi alla risorgenza.
Dopo esserci immersi entriamo subito in una stretta frattura che va a stringere verso il basso lasciando a malapena lo spazio per la testa, infatti per passare oltre… respiro trattenuto e bocca sott’acqua, superato questo passaggio il livello dell’acqua scende un po’ superiamo un piccolo mandrino e ci e ci riimmergiamo in un altro sifone, qui comprendiamo il significato dell’espressione “trovarsi con l’acqua alla gola”, ma ormai bagnati e divertiti dall’esperienza andiamo avanti, superiamo un punto molto basso in cui era necessario immergersi quasi completamente ( sono parte del caschetto è rimasta fuori) e ci affacciamo sulla seconda sala giriamo verso sinistra proseguiamo seguendo il fiume e poco dopo vediamo la luce.
Dopo la risorgenza il fiume continua il suo corso all’esterno scorrendo sinuoso in una stupenda forra ricca di fauna e vegetazione,

per la precisione subito fuori dalla risorgenza ci imbattiamo in una piccola foresta di equisetum

sia dentro che fuori dalla grotta, e dopo esserci riuniti con il resto del gruppo proseguiamo il cammino verso il Primo Traforo; lungo il cammino facciamo qualche incontro con simpatici abitanti del luogo, libellule nere, potamon fluviale (granchio di fiume) rinominato da Marco pokemon,

discoglosso pictus

e in fine un bel biacco, poco dopo ci ritroviamo presso l’ingresso del Primo Traforo, l’ingresso è caratterizzato da un ponte scavato dall’acqua dal quale prende il nome il Vallone, sotto il ponticello consumiamo un breve pasto e subito entriamo.

Primo Traforo “e il gambero gigante”

La grotta è una breve galleria atrraversata dal fiume,

appena entrati Marco mi indirizza verso un cunicoletto che segue l’andamento della grotta caratterizzato da un pavimento fangoso e pieno di escrementi di topo, lo percorro e mi ricongiungo con il resto del gruppo nei pressi della risorgenza della grotta,

qui incontriamo un piccolo gamberetto di fiume e,

mentre Marco si cimenta nell’imitazione di un gambero gigante, gli facciamo qualche foto e poi ci dirigiamo verso l’uscita,

poche decine di metri dopo si apre l’ingresso dell’ ultima grotta che visiteremo.

Grotta Sifone “the end”

L’ingresso della grotta e molto ampio, il fiume vi scorre all’interno nella parte destra della grotta cerando varie cascatelle fino a giungere ad un sifone, che però non e percorribile senza bombole, arrivati li Giovanni lanciando un sasso mi fa notare che, dato il rimbombo, probabilmente oltre quel sifone la grotta prosegue con ambienti abbastanza ampi, mi faccio un bagnetto pure li per osservare il livello dell’acqua nel sifone e dopodichè cominciamo a fare strada verso fuori.

Intorno alle 15.00 circa riprendiamo il cammino verso le macchine, ripercorriamo a ritroso il vallone ridendo scherzando e chiacchierando degli enormi tubi d’acqua e dei cavi elettrici di una mia ipotetica nuova casa… e intorno alle 16.00 arriviamo alle macchine ci spogliamo ci cambiamo e ci mettiamo in viaggio verso Palermo, lungo la strada ci fermiamo per un altro caffè sempre al motel San Pietro e poi dritti verso casa… tutto fila liscio apparte un carabiniere che mi ferma lungo la strada per un semplice controllo e scambia Martina per mia moglie (e forse Xò per nostro figlio… chissà) intorno alle 18.30 arriviamo a casa stanchi accaldati ma parecchio soddisfatti della splendida gioranata!

Alla Prossima

Notizia di: Miglio
Foto di: Xò
Partecipanti: MarcoV , Elga, Xò, Miglio, la Sfincionella, Il Principe e Giovanni (e il suo machete)