L’entrata si presenta come una spaccatura di forma rettangolare impostata sui calcari, alla base di questa apertura, circa tre metri più in basso, si trova una pietraia con quello che resta della scala e di tutto quello che ci buttano dentro. In pratica l’apertura è un pozzo di crollo né più né meno.
La grotta si dirama in due direzioni, alle nostre spalle con due aperture circa parallele, che noi non percorriamo e poi, scendendo la pietraia, con altre due aperture che mantengono la direzione di quelle superiori; un saloncino subito prima di queste due ci permette di scegliere
Segue una strettoia con concrezioni di tipo mammellonare a terra e cannule sul tetto.


Dopo questa, un piccolo pozzetto di circa
Al fondo si presentano tre vie, quelle a destra estremamente strette e basse mentre quella a sinistra più ampia e alta.
La percorriamo passando in uno stretto cunicolo che ci porta in un salone lungo circa
Lasciamo l’attrezzatura e strisciamo per una decina di metri, qui il pavimento diventa molto più terroso e il soffitto tutto tempestato di cannule e colonne anche di certe dimensioni, segue un rialzo con strettoia e poi un'altra strettoia.
Facendo il nostro giro di esplorazioni notiamo molte batterie, candele e anche un bengala, abbandonati dai primi che sono entrati e che giustamente per non essere pesanti durante l’uscita hanno lasciato in loco. Superfluo dire dove li potevate tenere…
Decidiamo vista l’ora di tornare indietro e cominciare a fare qualche ripresa, visto che eravamo lì per quello.
Si monta, si smonta, si prova e si riprova: lampadine, faretti, led, acetilene e ogni tanto un colpo di flash per le foto.
Usciamo tornando verso Palermo stanchi ma paghi della giornata, andando verso la macchina incontriamo un’ amica che Giovanni decide di portarsi a casa,
e poi…lassamu perdiri ki è megghiu.
Partecipanti
Ù Spinciunaro, L’anguilla del Civico e Gebedia.
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