mercoledì 17 ottobre 2007

Nuove batterie estremamente ricaricabili!!!

Copio la notizia dalla Scintilena...

Risolto il problema dell’illuminazione, dell’inquinamento e delle batterie in grotta!

Incredibile ma vero, con un colpo solo, i giapponesi riescono a proporci la soluzione ad almeno tre problemi dello speleologo, contemporaneamente. L’ho trovato (Scat, N.d.r.) sul blog “On The Rock - Cronaca Sovversiva” e non si tratta della solita cagata giapponese, ma quasi…
Ecco a voi, NoPoPo, le pile alcaline ricaricabili con la pipì!

Pile ricaricabili a pipì
vantaggi:
1) Finalmente potrai pisciare da qualche parte senza il problema di trovare un posto con molto scorrimento
2) Le batterie sono ricaricabili, quindi non verranno abbandonate in grotta
3) Basta ricariche di carburo, scarburate ecc. basta passare ai superled alimentati con pile ricaricabili con la pipì

Svantaggi:
1) possono essere ricaricate solo 5 volte
2) ad ogni ricarica si abbassa il tempo di vita utile della pila
3) Le vendono solo in Giappone

Caratteristiche tecniche:
NoPoPo (Non-Pollution Power) Aqua batteries, batterie ricaricabili semplicemente urinandoci sopra, disponibili in fotmato AA ma anche AAA. Queste stilo-alkaline sono in grado di funzionare grazie alla reazione di magnesio e carbonio con la pipì, per produrre (in una pila AA) fino a 500 mA l’ ora.
Pile ricaricabili con la pipì

Pozzo Fiandra 14.10.2007

8 del mattino, solito bar alla rotonda di via oreto, tutti puntuali, se
non fosse per un acquazzone brutale sarebbe una normale speleo-domenica
mattina.
Malgrado l'acqua decidiamo di incamminarci verso Belmonte Mezzangno
sperando che la pioggia diminuisca, destinazione Pozzo Fiandra.
Effettivamente dopo un po' smette di piovere, ci cambiamo tutti ed
entriamo.

La grotta la arma tutta Simone, poi a turno si disarma risalendo.
Per molti la grotta però ha dato qualche grattacapo: dopo il primo
pozzo si scende per lo scivolo che scarica pietre e si va verso un tratto in
arrampicata su blocchi caduti, riconoscibili dalle concrezioni
antigravitative quindi ovviamente precedenti al distaccamento dalla
parete della grotta, qui Damiano ha qualche problema e decide di
fermarsi alla base del pozzo immediatamente successivo, e rimane Xò con
lui a fargli compagnia.

Gli altri continuano a scendere: piccolo tratto in arrampicata, piccolo
traverso e poi giù per il P24, poi piccola strettoia (facendo
attenzione alle concrezioni!) e si arriva ad un salocino, qui Nemo si incastra in
una posizione un po' "scosciata".
Nella risalita continuano i problemi, mentre Maddalena, ribattezzata
Catarina dalle "Speleo Seghe", sale il P24 si stacca un pezzettino di
roccia fortunatamente date le dimensioni ci mette un po' ad
arrivare alla base del pozzo dando il tempo a Miglio verde, GiorGina, Nemo e La
Capra di rifuggiarsi il più lontano possibile dai sassolini che cadevano.
Fortunatamente questi cadono lontani, sebbene GiorGina con la sua tosse
contagia il raffreddore alle speleoseghe.

Risalendo, le "Speleo Panze", Daniele e Damiano, ci deliziano con caffè
caldo, pane con le olive, e zuccherino imbevuto nel limoncello.
Ultima peripezia in grotta: mentre Xò saliva lo scivolo che scarica
pietre cade una pietra abbastanza grande, Pierò riesce a ripararsi
dietro una vela e sotto il sacco corde e miracolosamente rimande tutto
sano.
Usciti dalla grotta l'avventura non finisce! Infatti la 106 di Nemo
ha
un piccolo problema hai freni, che costringe a fare la trazzera dalla
grotta a belmonte colpi di freno a mano e freno motore. Arrivati in
piazza a belmonte la macchina fa un poì di pipì, un laghetto d'olio
dei
freni dalla ruota, malgrado ciò il gruppo si rifocilla con birrozza e
patatine e torna a palermo alla velocità di 40 km/h, odiati da tutti
gli altri automobilisti frenomuniti.

Patecipanti: Simone, GiorGina, Xò, Spelo Seghe (Nemo, La Capra, Miglio
Verde), Speleo Panze (Damiano, Daniele), Catarina (al secolo maddalonza)

Notizia di Nemo

martedì 16 ottobre 2007

Palestra di roccia 30.09.2007

Forse non tutti sanno che ho un rapporto molto particolare con la palestra di sferracavallo, infatti è ormai scientificamente provato che le condizioni metereologiche di suddetto posto(solo quando organizzo io) sono strettamente correlate con il numero di imprecazioni mandate verso l'alto nei giorni precedenti, e stavolta erano state davvero tante! Appuntamento alle 7.30 a piazza Giotto, avevamo in programma di armare tutta la palestra compresa una campata sul vuoto nella quale dovevo piantare uno spit. Alle 8 arriviamo dinanzi la palestra guardo il cielo vedo il sole e penso "minchia vuoi vedere che stavolta FINALMENTE riesco a smentire la mia teoria?", riguardo il cielo, sole. Dopo un elegantissimo "amunì", diretto alla stocca e a Silvia cominciamo a salire, il sole è cocente, a tal punto che arriviamo all'attacco del traverso sudati come i crasti.
Guardo il cielo, sole. Comincio ad armare il traverso con l'aiuto delle fimmine,monto il discensore, guardo il cielo,poco nuvoloso. Mi sposto verso il primo attacco quando mi sento arrivare una goccia sul collo, guardo il cielo e penso "ma @@@@@ @@@", esito un po' ma alla fine chiamo la ritirata!!La discesa è stata accompagnata da una piacevolissima pioggia che tra l'altro rendeva ancora più scivoloso e fangoso il suolo. Vista "a cairta mala pigghiata" decidiamo di andare in un'altra palestra un pò più coperta, dove dopo un po' di armo disarmo e progressione su corda qualcuno (penso u spinciunaro) esce un paio di sfincionelli, sui quali si fiondano quasi tutti compreso me.

La giornata si chiude per alcuni di noi con un gelato a mondello.
Ah dimenticavo, ovviamente non ha più piovuto per tutto il giorno eccetto che in quella mezzora in cui eravamo ad armare..NTE CUORNA!
Partecipanti: Simone, Stocca; Silvia,Xo', Nemo, Adelfio, Caldarella, Damiano, Daniele, U Spinciunaro.

Notizia di Simone
Per le foto aspettiamo 'U Spinciunaro

venerdì 12 ottobre 2007

Depliant "Abisso del Gatto" e "Abisso del Vento"

Nell'ambito del progeto di valorizzazione dei siti ipogei “Abisso del Gatto” di Cefalù ed “Abisso del Vento” di Isnello, finanziato dall’Ente Parco delle Madonie e realizzato dal CAI Sicilia con la collaborazione delle sezioni di Cefalù, Petralia Sottana, Polizzi Generosa e del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, sono stati prodotti anche dei depliant sulle due grotte, che ora sono stati stampati e sono in distribuzione.



Notizia di MarcoV

lunedì 8 ottobre 2007

Esplorazione Magaggiaro 29-9-2007

Qualche tempo fa durante un sopraluogo in una cava abbandonata per motivi paleontologici (conosciuta da quasi tutti gli studenti di geologia V.O. perché li ci portavano a smartellare), avevamo notato dei buchi aprirsi nella parete antistante, decidemmo quindi che al primo scampolo di bel tempo avremmo dato uno sguardo ai “pittusi”,…era tempo di nuove ed eccitanti spedizioni... . Per chi non conosce la situazione geologica la ricordo brevemente. L’affioramento è composto da calcari a megalodonti del Trias (veramente “citrigni”) seguiti poi da calcari, a tratti marnosi, a tratti più compatti e a tratti estremamente fratturati del Giurassico (aggiungerei con delle ammoniti veramente grazziusi).


A facilitarci l’esplorazione gli incendi degli scorsi periodi, che hanno permesso di sorpassare dei tratti di giungla altrimenti difficilmente attraversabili. Questi se da un lato ci hanno evitato di infilarsi in mezzo all’erba alta, dall’altro hanno inzozzato e non poco i nostri vestimenti, rendendoci più simili a dei piccoli carbonari.

Le cavità in questione erano tre.

La prima è lunga una dozzina di metri, con una apertura di forma circolare ellittica che presenta a tratti dei punti in cui il soffitto si alza di colpo (potendo starci anche in piedi) per poi riabbassarsi, la cavità è completamente orizzontale e sul pavimento vi sono sassi e blocchi con un ordinamento molto regolare e a tratti rettilineo.


Circa a metà della cavità si trova un cancello in ferro con relativo catenaccio, divelto a forza dal muro e ora aperto. Forse un tempo usato come riparo per le pecore? Era la prigione di qualche sequestrato? La grotta del Ciclope? Nessuno lo sa. Continuando, il buco chiude poco dopo. Il ritrovamento di un cranio e parte degli arti anteriori di quello che poi abbiamo scoperto essere un piccolo istrice, gli aculei sul pavimento e un pungente odore (che abbiamo capito essere piscio di istrice) ci hanno fatto pensare che era meglio lasciare stare il nostro amichetto puntuto dormire li dentro.

A fianco a questo primo pertugio, ve ne era un altro orientato nella stessa direzione che si manteneva parallelo al precedente. Le due cavità erano collegate ogni tanto da tratti trasversali, forse scavati nel detrito da qualche armalo.

La terza e più evidente (foto) comincia con un ampio scavernamento, con 3-4 mq di saloncino con vista valle, che poi bruscamente inclina verso il basso con un condotto di forma stretta e allungata, per poi chiudere dopo circa 6 metri, qui a differenza delle precedenti sul pavimento vi erano molti blocchi caduti di considerevoli dimensioni con andamento caotico che andavano a tappare il fondo (chissà se scavando?).

Fuori, lungo la stessa parete vi erano altri buchi che poi si sono rivelati soltanto delle piccole nicchie riparo dei volatili della zona (ed allora nella valle un grido si levo: PICCCIOOOONEEEE!!!)

Altri pittusi da visionare erano presenti in un’altra parte della cava, ma necessitavano di imbrago e corde per la loro esplorazione.

Partecipanti: Gebedia, l’Anguilla del Civico, l’Acaro e u Cacaova.

Notizia e foto di Gebedia