mercoledì 9 novembre 2005

Tre giorni sull’Etna nell’ultimo week-end di ottobre.








Ebbene si,

tre giorni sull’Etna a raccogliere castagne, ad arrostire carne, mangiare in abbondanza e camminare perdendo il sentiero principale.

Tutto è cominciato sabato mattina del 29 Ottobre quando, approfittando del ponte dei morti, ci siamo ritrovati assieme a Gabriele, Gaetano, Daniela, Simone e Virginie armati di carbonella, griglia e tenda, alle pendici del versante Sud-Est del grande “nonno” (come viene confidenzialmente chiamato il vulcano dagli etnei) per un fine settimana del quale si era molto parlato.


Dopo un’attesa estenuante nel paesino di Zafferana Etnea per aspettare parte del gruppetto, che già si era perso prima ancora di raggiungere il luogo d’incontro (avendo fatto il grande errore di addentrarsi nella labirintica Catania) ci siamo diretti verso la prima tappa del nostro tour, il “Castagno dei Cento Cavalli”.

Questo monumento della Natura, a detta dei cartelli illustrativi presenti nel Parco, è l’albero più vecchio d’Europa e di sicuro uno dei più grandi al mondo.

Ritornati alle nostre auto, ci siamo diretti verso l’area designata per il nostro accampamento quando l’occhio di lince del nostro Gaetano ha notato un vicoletto in prossimità dell’area parco e, parcheggiate le auto sul bordo strada in classico stile palermitano, dopo una breve camminata a piedi ci siamo ritrovati in una radura che si apre tra castagni con ricci vergini ed un meleto che ancora tratteneva tra i suoi alberi qualche dolcissima mela. Così fatta man bassa di tutto ciò che si poteva raccogliere ci siamo rimessi in auto raggiungendo il luogo prefissato per la sosta notturna. Il nostro primo giorno si è così concluso con una mega mangiata di carne sapientemente cucinata dal cuoco del gruppo “il grande Gaetano di Alia” e qualche castagna arrostita in una lattina di birra tagliata e messa sul fuoco.

Giunto il buio la notte è trascorsa tra le russate di Simone e Gaetano e le urla moleste di un numero imprecisato di americani ubriachi carichi di birra annacquata che ogni tanto spuntavano dal buio, il tutto sotto un cielo stellato che ormai solo poche persone possono godersi.

In mattinata siamo stati svegliati da madre natura con una delle sue espressioni più antiche e caratteristiche, 2 bellissime ed emozionanti scosse di terremoto che, facendo scuotere il castagneto sotto il quale avevamo piazzato le nostre tende, hanno fatto cadere sui nostri bivacchi una montagna di foglie e ricci di castagne.

In quel momento, Daniela sobbalzata dal sacco a pelo per via della scossa e con voce assonnata e quasi preoccupata sussurra alla massa informe rannicchiata nel sacco a pelo vicino “Marco, il terremoto! Che facciamo?”, e con voce farfugliata il sacco ha risposto “Dani, sei sull’Etna! Puoi scegliere come essere svegliata, o col terremoto, o con una bella colata di lava calda!” così rassicurata quelle parole si è rigirata nel suo sacco a pelo e ha continuato a dormire!!

In mattinata, dopo aver fatto una “magra” colazione ci siamo messi in marcia per raggiungere a piedi la nostra seconda tappa: LA MITICA VALLE DEL BOVE!!!

Dopo una bella scarpinata, in parte fuori sentiero, che ci ha permesso di apprezzare bellezze naturali altrimenti invisibili nella zone battute dalla civiltà, come funghi dal cappello enorme e fiori dai colori vivacissimi, siamo arrivati sul fianco Sud della valle ammirando dall’alto quel paesaggio che solo l’Etna può dare.

Passeggiando sulla cresta laterale che costeggia la valle ci è sembrato di vivere a cavallo tra 2 mondi, da un lato il mondo nero e desolato della lava che riempie parzialmente la valle del Bove, dall’altro lato, il verde di un Etna ricco di vita che regala spettacolari paesaggi a perdita d’occhio. Qui nasce qui l’idea di prolungare l’avventura per un altro giorno.

Tornati alla civiltà per la cena ci siamo uniti alla folla festante di Zafferana Etnea nell’ultima domenica dell’Ottobrata del 2005, scoprendo di aver vissuto per due giorni con un fuso orario tutto nostro (se avete dubbi su come si spostano le lancette dell’orologio quando entra in vigore l’ora legale chiedete a Marco e ai sei deficienti che gli sono andati dietro). Infatti tutti noi, capeggiati da “alcune” considerazioni abbiamo spostato in avanti le lancette degli orologi anziché indietro traslando la nostra vita di 2 ore rispetto al resto d’Italia!

In compenso abbiamo guadagnato tutti qualcosa..... soprattutto Gabriele che ha vissuto la più grossa figura di merda della sua vita poiché voleva far spostare le lancette dell’orologio anche al proprietario della pizzeria cui si era rivolto, pretendendo di mangiare alle 17:40 anzichè le 8 di sera!

Tra una pizza e la voce stridula della moglie del proprietario della pizzeria abbiamo programmato la nostra terza e ultima tappa: la visita dei Crateri Silvestri e, poco distanti, le colate del 2001-2002.

Così ritornati tra i boschi abbiamo piazzato nuovamente le nostre tende dormendo cullati dal rumore delle foglie che cadendo scivolavano sul telo dei nostri “caldi” alloggi temporanei e qualche scossetta di terremoto che ogni tanto ci rammentava che l’Etna è lì, sveglio, sotto di noi.

Alzati di buon ora ancora per gli effetti del vecchio fuso orario (battezzato per l’occasione “Caliano”) ci siamo diretti verso le mete prefissate ad ammirare gli orli nudi dei crateri etnei e dopo l’ultimo spuntino a base di salame casereccio consumato sul manto stradale rosso del parcheggio del Rifugio Sapienza, sotto gli sguardi attoniti dei turisti, ci siamo rimessi in cammino verso casa, stanchi soddisfatti e carichi di mele e castagne trafugate nei boschi.

Marco e Rosi

(msg di Marco e Rosi; foto di Marco, Rosi, Gabriele, Virginie)

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