venerdì 22 febbraio 2008

Monte dei Cervi 13.02.08

Le SpeleoSeghe colpiscono ancora, stavolta però non sono sole.

A dispetto di quanti credevano che si sarebbe dovuto mobilitare il Soccorso per venirci a recuperare un altro traguardo è stato raggiunto sulle Madonie in una piccola escursione di due giorni nel pagliaio di Monte dei Cervi. Il gruppo era costituito dai seguenti “elementi”: Spinciunaro, Nemo, MiglioVerde, la Capra e poi due nuove leve, Serena la nostra geologa d’importazione campana ed Eugenio la cui descrizione si può racchiudere in una sola definizione: ciccione lamentoso.

Solita partenza dalla rotonda di Via Oreto, deviazione per Termini, e poi dritti senza sosta a Piano Zucchi.

Ore 10.30 circa arriviamo al bivio per Piano Battaglia (a quota 1426 metri) lasciamo le macchine e ci prepariamo di tutto punto per la nostra passeggiatina di circa 4 km che ci porterà nel famoso pagliaio in cui dovremo passare la notte.

Inizia cosi il nostro cammino (dopo 4 o 5 metri c’è chi gia stanco invoca una pausa ma viene ignorato); il sentiero è agevole e per niente difficoltoso unico inconveniente un pò di neve che gela e appesantisce i piedi…ma chisti su fissarii!!!

Dopo poco superiamo il cancello che chiude il sentiero e continuiamo a passo tranquillo per circa 500 metri prima di fermarci per la prima pausa, più che altro per ammirare il fantastico paesaggio delle Madonie innevate, facciamo qualche foto, ce la stoniamo un poco con la grappa e ripartiamo lentamente.

Fra battute, canzonette e palle di neve si percorre quasi un altro chilometro e si arriva nei pressi del casotto della forestale dove vista l’ora si decide di cominciare a fare qualche discussu serio: la pasta a forno del caro Pepi. Forse ci rilassiamo un po’ troppo e si fanno le 14.00 di conseguenza decidiamo di cominciare ad allungare il passo per evitare di passare la notte dispersi. Sembra incredibile ma andiamo avanti spediti nonostante la presenza dello Spinciunaro che di mestiere fa il lagnuso e di Eugenio che respira solo perché è un riflesso incondizionato.

Arrivati all’inizio di una depressione chiamata Piano Battaglia di dimensioni di circa 200 metri qualcuno si accorge che dall’altro lato della zona pianeggiante c’è un casotto che sembra accogliente.

Visto che ancora c’è luce andiamo a dare un’occhiata ma ci rendiamo conto che è un casotto utilizzato da pecorai o molto più probabilmente da latitanti…poco male perché nella zona circostante troviamo un po’ di legna che decidiamo di portare con noi (non l’avessimo mai fatto).

Riprendiamo stavolta in modo definitivo l’ultimo pezzo di strada per raggiungere l’agognato pagliaio stavolta però un po’ più stanchi e carichi di legna che sembravamo gli scecchi del presepe.

Insomma, peripezie a parte arriviamo al famoso pagliaio che ci appare come un miraggio fra la neve e gli alberi scuri.

Entrati dentro veniamo subito ammaliati dal feto di crape e approfittiamo della luce per fare dei veloci adeguamenti strutturale: allestiamo la zona cucina, il fuoco, montiamo la tenda, apriamo il divano letto attacchiamo la PlayStation e altre cose che si fanno in queste situazioni.

Come diceva il vecchio adagio: “pignata taliata un vugghi mai” perché per fare un po’ polenta e riscaldare la carne sono passate due ore.

Finito il lauto pasto Mauro con l’intento di difendersi dal freddo esce il vino mentre Nemo e Marco distesi sulla neve si passavano la grappa; poco più in la Eugenio con faccia sconsolata si chiede se tornerà mai vivo a casa e Pepi e Serena fanno foto e video a tignitè…

La stanchezza si fa sentire e cominciamo a prepararci per la notte...Mauro è il primo a crollare anche perché si era inchiummato 1 litro di vino e gli altri lo seguono a ruota…fra pugni, calci in culo, fiatelle e bestemmioni ci sistemiamo in tenda.

La notte è decisamente fredda e tormentata e ci si deve stringere per riscaldarsi; qualcuno ne approfitta ma pur di stare caldi va bene tutto…

Il secondo giorno procede tranquillo tra passeggiate in zona, qualche chiacchiera e la solita “pignata” che non ne vuole sapere di bollire.

Pepi e Nemo decidono di salire a Pizzo Colla a 1670 metri (il pagliaio è a 1570) e tornano a raccontarci che da li si gode di una fantastica vista e che si può addirittura scorgere l’Etna.

Alle 15.00 circa cominciamo la via del ritorno che ci sembra stranamente più facile: saranno gli zaini più leggeri, sarà che è tutta a scendere ma arriviamo subito subito.

Ci fermiamo solo per l’ultima foto di gruppo e poi dritti alle macchine.

Immancabile la fermata al bar di Isnello per birrazza e patatine.


Partecipanti: Nemo, Pepi Miglioverde, Dago 'U sfinciunaru, La Capra, Serena (Pepa), Eugenio.

Notizia e foto di Dago



1 commento:

Mauro ha detto...

Troppu bello!!!! Se non c'era il vino morivo assiderato XD

Speleoseghe, l'avanguardia ru schifu!